Sono ormai giorni che la persona più importante d’Italia non è più il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e neppure il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Non lo è, con tutto il rispetto del caso, neanche Papa Francesco.
L’uomo più importante d’Italia, il più seguito, il più chiacchierato e nominato è il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Calcio, Cesare Prandelli.
Nel nostro Paese il calcio è sempre fonte di discussione e di dibattito (purtroppo anche di violenza ma quella è tutt’altra storia). Basta guardare le tante trasmissioni che parlano di calcio sulle reti pubbliche e private per comprendere quanto l’argomento stia a cuore agli italiani.
Se uno straniero (e forse questo è già successo) senza conoscere la nostra lingua si trovasse ad assistere ad uno di questi programmi, penserebbe, dal viso serio e preoccupato dei presenti, dalla veemenza del loro tono verbale, che chissà di quali problemi fondamentali per la vita della nazione si stesse parlando. Invece, il tema del dibattito è il rigore non dato, il gol mancato e la sostituzione non fatta o sbagliata.
Questioni che diventano elementi di dibattito nazionale e che incidono nelle italiche discussione più dello spread e delle riforme.
Ecco perché quel gran furbacchione di Silvio Berlusconi ha avuto grande successo politico anche perché ha ben utilizzato il gergo calcistico: “forza Italia”, “discesa in campo”, “azzurri”. Questo accade nella quotidianità figurarsi con l’approssimarsi dei campionati Mondiali di Calcio che si giocano ogni quattro anni e che suscitano l’interesse perfino di certe matrone che non sanno neppure che la palla è rotonda.
I temi di oggi sono gli umori e i muscoli di Mario Balotelli, la stato forma di Andrea Pirlo, il modulo scelto da Prandelli, le scarpette scelte da Immobile e i guanti di Buffon. E visto che l’esordio italiano sarà domani, allo scoccare della mezzanotte, contro l’Inghilterra qualcuno ritroverà nella sua memoria reminiscenze come la “perfida Albione” e “i biscotti italiani sono migliori dei migliori inglesi”… un po’ di sfoggio di cultura non guasta mai. Anche perché di cultura in questo mondo ce n’è veramente poco specie dopo la scomparsa, neppure troppo vicina, di gente come Gianni Brera e Beppe Viola che di calcio ne sapevano ma che sapevano anche divinamente scrivere perché la loro penna era supportata da ottimo cervello. Ma si sa, bisogna adeguarsi ai tempi.
L’Italia, dopo l’Inghilterra, affronterà venerdì 20 il Costarica e martedì 24 l’Uruguay. Fino a quel giorno tutti, a partire da Renzi, potranno stare tranquilli: l’Italia penserà solo al pallone. Ovviamente speriamo che la cosa duri fino al 13 luglio, giorno della finalissima.
Vincere il quinto titolo sarebbe una grande soddisfazione, morale e non solo.
Nel 2006 la banca olandese Abn Amro disse che chi avesse vinto il mondiale avrebbe incrementato il suo Pil dello 0,7%. Vinse l’Italia e alla fine dell’anno il suo Pil crebbe proprio dello 0,7%. Probabilmente, come affermarono diversi economisti, fu solo una coincidenza ma nacque ugualmente la “soccereconomics”.
Bello pensare che, oltre al cuore, la Nazionale possa far bene anche al nostro portafoglio. Quindi, non c’è dubbio: Forza Azzurri!!!
G.I.