La Sicilia è sempre più nei guai. Mentre il Piano Giovani ottiene un grande successo, ma si tratta di appena 500 euro al mese, l’Eni annuncia di chiudere lo stabilimento di Gela e di ritirare il previsto investimento di 700 milioni di euro. Una doccia fredda per tutti e in particolare per il presidente Rosario Crocetta che, oltre ad essere di Gela come tutti sanno, è anche un dipendente Eni. La posizione assunta dal presidente Crocetta è stata subito durissima: «Difenderò la raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine, a costo di apparire come l’ultimo Samurai o come l’ultimo giapponese del secondo conflitto mondiale».
«L’Eni non può pensare – ha continuato il Governatore – che noi autorizziamo nuovi pozzi in Sicilia per 2,4 miliardi di euro allo scopo di affidarlo poi all’area padana perché‚ sarebbe un doppio sfruttamento della Sicilia senza ritorno occupazionale: forniremo perciò il nostro petrolio solo alle imprese che intendono investire in Sicilia e creare valore aggiunto, altrimenti non ha senso estrarlo».
«La cosa squallida emersa in questa vicenda è che c’è un piano di dismissioni che riguarda solo il Sud – ha aggiunto Crocetta – non è vero che ci sono investimenti alternativi; quelli indicati dall’azienda sono una beffa: la trivellazioni di pozzi con un totale di 200 persone occupate a fronte di tremila licenziamenti».
A SORPRESA, CROCETTA ATTACCA MONTANTE
Crocetta, poi, si è scagliato contro il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che aveva difeso la scelta dell’Eni, che «fa solamente gli interessi della sua categoria».
Il Governatore ha poi ventilato che se l’Eni dovesse andare via, esiste una legge che prevede, qualora si abbandoni un sito industriale, il ripristino dei luoghi. In questo caso i costi per l’Eni sarebbero dell’ordine di miliardi di euro. Crocetta ha spiegato che non si tratterebbe di una rivalsa oppure di richiesta di danni, generica e dall’esito incerto, ma il rispetto di una legge vigente.
La battaglia è appena cominciata e si presenta difficilissima. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di proclamare uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti dell’Eni in Italia. Sono oltre 2.000 i posti di lavoro da difendere nelle province di Caltanissetta ed Enna.
INTANTO IL BILANCIO TER DELLA REGIONE NON È STATO ANCORA APPROVATO
«La manovra finanziaria che ci apprestiamo a discutere è il frutto di un trucco e un inganno – lo ha affermato – Roberto Di Mauro, presidente dei deputati del Partito dei Siciliani all’Ars. Il trucco è legato alla presunta disponibilità di risorse derivanti dall’accordo siglato dal Presidente Crocetta col Ministro dell’Economia e delle Finanze. L’inganno è quello delle cifre sbandierate da Crocetta, che in realtà cozzano proprio con quelle dell’accordo, da cui è evidente che la Regione si appresta a fare l’ennesimo regalo allo Stato».
«Con l’articolo 6 dell’Accordo – ha spiegato Di Mauro – Crocetta ha impegnato la Regione a rinunciare a tutti i contenziosi con lo Stato, addirittura anche quando vi siano delle sentenze già favorevoli alla Sicilia, come nel caso del recente pronunciamento sulle tasse automobilistiche.
Chiediamo che Crocetta notizi subito la Commissione sul valore di questi contenziosi, che abbiamo stimato in circa 2 miliardi di euro che si aggiungono ai pesantissimi tagli imposti dallo stesso Accordo, che porterà la spesa regionale nel 2015 all’80% di quella che era dieci anni fa».
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è invece è ottimista: «Sono convinto che entro il 31 luglio la Finanziaria verrà approvata all’Ars. Ci sarà un contingentamento dei tempi e non ci saranno maratone notturne che sono inutili, perché si va avanti nell’esame del testo se c’è un’intesa di carattere generale».