Catania. Cantiere senza cartello obbligatorio e l’operaio della Reitano srl minaccia giornalista “Siamo amici di Francesco Virlinzi”

L'operaio "catanese" "amico" di Francesco Virlinzi

L’operaio “catanese” “amico” di Francesco Virlinzi che lavora per la ditta “Reitano srl”

“Signora ci pare che siamo della provincia di Enna? Noi siamo amici di Francesco Virlinzi”. Un operaio della Reitano srl risponde così alla domanda sulla mancata esposizione del cartello in un cantiere sulla Circonvallazione di Catania. Ecco i fatti.

Con il Girone Gioeni da commemorare, nel primo anno dall’inizio dei lavori, una passeggiata alla Circonvallazione era d’obbligo. Tra una foto e l’altra per seguire i percorsi obbligati bisogna arrivare all’incrocio con viale Fleming e tornare indietro. Lungo il tratto a salire scorgo un cantiere relativamente piccolo e recintato all’altezza di via Passo Gravina. Di che si tratta? Cartelli non ne vedo. Parcheggio, mi avvicino a piedi, mi presento e chiedo a uno degli operai con la maglietta arancione e la scritta Reitano srl sul petto, cosa stanno facendo.

“Lavori per conto dell’Enel, ma noi non siamo Enel” mi risponde. Gli chiedo anche se non ci dovrebbe essere un cartello con il dettaglio dei lavori, il giorno di inizio e quello di fine lavori. Mi guarda stranito… “Ma guardi che qui non c’è l’alta tensione. Stiamo solo facendo un buco… Guardi se aspetta dieci minuti sta arrivando il titolare. Può chiedere a lui”.

Sono già le 11, non posso aspettare. Mi dirigo verso la macchina, apro lo sportello e mi accorgo che due degli operai con la stessa divisa arancione mi stavano rincorrendo “di nascosto”. Il più attrezzato aveva uscito il cellulare e stava fotografando la targa della mia auto a modo suo senza farsi vedere. Richiudo lo sportello. Mi avvicino e gli dico che lui la mia macchina non può fotografarla. Mi guarda come se l’avessi scoperto con le mani nella marmellata. Non potendo negare risponde “Lei ha fotografo il mio collega. E poi noi non siamo mica della provincia di Enna, siamo di Catania. Siamo amici dell’avvocato Esposito (ma chi è? nda)”. Non contento, ribatte che non solo conosce tale avvocato a me sconosciuto ma che “loro sono amici dei Virlinzi. Di Francesco Virlinzi” per essere più preciso. Alla terza che volta che ripete la stessa tiritera con gli stessi nomi gli chiedo se quella vuole essere una minaccia. E i presupposti ci sono tutti!

Galleria alla mano, nel mio cellulare foto del suo collega non ce ne sono ma solo del cantiere senza alcun cartello di lavori. Il tizio riprende nuovamente l’elenco delle sue (o dell’impresa) conoscenze importanti – come se i nomi altisonanti fossero un antidoto al non rispetto delle regole – ma di cancellare la foto della mia targa dal suo cellulare non ne vuole sapere.

A quel punto fargli una foto mi sembra il minimo. Lui si ritira, nel cantiere o a telefonare al conoscente di turno. Chissà.

Conoscenze o meno, sarebbe utile far sapere all’operaio e alla ditta Reitano srl che i cartelli dei cantieri stradali sono regolati dal D.l. 04.03/2013 e disciplinati dal D.M. 10.07.2002 che riporta al suo interno anche i segnali e i cartelli da utilizzare in ogni occasione di lavoro sia per i cantieri fissi sia per quelli mobili. Il cartellone dei lavori (di cui si riporta un esempio nella foto) deve contenere il tipo di lavori, l’ordinanza, il nome dell’impresa, inizio e fine dei lavori, i recapiti e il telefono. Il D.l. sulla segnaletica dei cantieri dispone che le imprese assicurino a ciascun lavoratore “informazione, formazione e addestramento specifici” ben illustrati nell’allegato 2 dello stesso decreto.

Pur cercando e spulciando, in nessuna delle due normative sono riuscita a trovare minacce o elenchi degli amici da elencare.

Ma c’è di più purtroppo e fa anche male scriverlo. Perché Francesco (Checco) Virlinzi, l’unico che io ricordi, lo conoscevo bene ma è morto quattordici anni fa. A metà di un sogno che vedeva Catania come la Seattle del sud. E Catania lo piange ancora Checco Virlinzi. E tra tutti i modi – sicuramente legati al mondo della musica che è stata la sua vita – in cui avrei voluto ricordarlo, questo non c’era proprio.

Monica Adorno

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