Chi va in vacanza in un’altra regione e soffre di qualche patologia o si ammala in vacanza è doppiamente nei guai. Primo perché non sta bene, secondo perché deve pagare interamente di tasca sua prestazione sanitaria e farmaci. L’unica cosa gratis è il ricorso al Pronto Soccorso ospedaliero, ma anche qui se il codice è bianco ci sarà da pagare un ticket. Il motivo di tutto ciò è perché, al di là del Ministero e delle linee generali imposte dal Sistema Sanitario Nazionale, la sanità italiana è totalmente gestita dalle Regioni che l’una dall’altra si differiscono, spesso anche molto, per modalità, criteri e costi.
Quindi se si avrà bisogno di una visita medica anche non specialistica si dovrà pagare tutto per intero. Stessa cosa per qualsiasi farmaco acquistato in farmacia. La dottoressa Rosanna Motta ci ha spiegato che a fronte di una “spesa farmaceutica” effettuata al di là dei confini regionali di residenza la Regione di origine non rimborserà proprio nulla. Un piccolo passo avanti è stato fatto da pochissimo nei confronti di chi soffre di patologie croniche. A loro i medici di base possono prescrivere fino a sei confezioni di un determinato farmaco. La legge, la n. 90, è entrata in vigore il 25 giugno 2014 pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 144.
Le ristrettezze vigono anche per i malati di tumore i quali però a fronte di un piano terapeutico fatto dalla Regione di residenza potranno farsi dare i farmaci necessari dalla farmacia dell’Asp della Regione in cui si trovano in ferie o in trasferta. È comunque necessario che il piano terapeutico viaggi insieme alla ricetta del medico curante.
Grandi borse e larghe valigie per i celiaci. Anche loro dovranno fare rifornimento dei loro alimenti nella Regione di residenza e portarsi tutto come se fosse un trasloco. Al di là delle vacanze, immaginate uno studente universitario siciliano che decide di frequentare la Bocconi di Milano o il Dams di Bologna… dovrà portarsi pacchi e pacchi di cibo in trasferta e/o farseli spedire da amici o familiari.
Se si fa ricorso alla Guardia Medica, che è attiva dalle ore 20 alle ore 8 di tutti i giorni feriali e dalle ore 10 del sabato o di ogni altro giorni prefestivo alle ore 8.00 del lunedì o del giorno successivo al festivo, verrà richiesto un concorso alle spese da parte dell’assistito. da regione a regione viene applicato un ticket differenziato a seconda che si tratti di visite ambulatoriali (15/20 euro), visite domiciliari (25 /30 euro) o prescrizioni di ricette (7,75 /10 euro).
Secondo quanto spiegava nello scorso mese di marzo l’Ordine Nazionale dei Farmacisti, la ricetta elettronica, a differenza di quella cartacea che resta valida nel solo ambito regionale, potrà essere erogata in qualsiasi farmacia del territorio nazionale. All’atto della spedizione. il farmacista è tenuto ad applicare il ticket in vigore nella propria Regione e le eventuali esenzioni indicate dal medico prescrittore, per poi avviare come di consueto la richiesta di rimborso della ricetta alla propria Asl. Sarà poi la Regione a provvedere a recuperare quanto rimborsato nel rispetto delle modalità fissate dall’Accordo interregionale sulla mobilità sanitaria per le prestazioni farmaceutiche erogate a assistiti non residenti: il dpcm regola appunto anche i meccanismi di compensazione interregionale dei rimborsi per le ricette elettroniche riferite ad assistiti non residenti, compensazione che avviene sulla base del prezzo al pubblico, al netto dello sconto di legge e dell’eventuale ticket, che non rientra nei calcoli di rimborso e resta nella contabilità dell’amministrazione della Regione dove è stata spedita la ricetta.
Le Regioni, nell’esame del dpcm, dovranno ora tenere conto delle molte e diffuse criticità che ancora permangono in materia di dematerializzazione della ricetta, prima tra tutte quella relativa ai diversi “tempi di risposta” delle amministrazioni regionali: c’è chi, avendole cominciate per tempo, è a buon punto con le sperimentazioni, chi invece le ha avviate da poco e chi, si accinge a iniziarle solo adesso. Una situazione a dir poco “frastagliata” che, con ogni probabilità, imporrà una qualche forma di accordo per riallineare il timing. Così come, ad esempio, andranno necessariamente “riallineate” le modalità di codifica delle diverse condizioni e ragioni di esenzione dai ticket, per scongiurare il rischio (altrimenti inevitabile) che il codice apposto dal medico nella ricetta elettronica rilasciata in una data regione risulti impossibile da leggere al momento della sua spedizione in una qualsiasi farmacia di una delle altre Regioni, con tutte le conseguenze del caso.
Se l’intento del governo, con la bozza di dpcm, era quello di mettere pressione alle Regioni per indurle a “darsi una mossa” in materia di digitalizzazione delle prescrizioni farmaceutiche, non è escluso che possa essere riuscito nell’intento: la conferma potrà venire soltanto dalla risposta della Conferenza delle Regioni e dagli atti che conseguentemente ciascuna Regione potrà e dovrà adottare. Un percorso che, allo stato attuale, non è stato ancora completato. Forse, ma solo per alcuni regioni del Nord la vecchia ricetta rossa sparirà dal 1° settembre prossimo. Per questa estate, rimangono quindi le vecchie regole. Ergo, non ammalatevi per cortesia…
Mat e Map