«Caro Rosario, visto che dici di non conoscerlo, ti presento Fausto Raciti, “nuovo” segretario regionale del Pd, impegnato nella fatica di Sisifo di cambiare in profondità questo partito in Sicilia. È il segretario del “tuo” partito che tu hai sistematicamente delegittimato, preferendo il rapporto con i soliti notabili (Genovese, ieri, Cardinale e Lumia, oggi), gli accordi sottobanco, le operazioni trasformistiche. Da te, caro Rosario Crocetta, mi sarei atteso ben altro, come i tanti siciliani che hanno votato il centro-sinistra scommettendo sul cambiamento e che oggi, dopo due anni di governo, osservano con tristezza e preoccupazione lo spettacolo ‘buffo’ di una politica siciliana lenta, che condanna ancora una volta la Sicilia alla marginalità, di un governo incapace di affrontare i problemi che affliggono la vita delle siciliane e dei siciliani.
A livello nazionale, il Pd sta percorrendo la strada delle riforme, del cambiamento, assumendosi pienamente la responsabilità del governo e assolvendola al meglio. È mai possibile che solo la Sicilia debba rimanere esclusa? Io non mi rassegno, per questo sto con “Raciti chi?”».
Così Giuseppe Berretta, deputato nazionale del Partito Democratico, si rivolge al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, entrando di forza nella polemica tra quest’ultimo e, appunto, il segretario regionale Raciti. Uno scontro che è stato latente per mesi e che è esploso improvvisamente, con virulenza, nel momento in cui si è parlato del rinnovo della giunta regionale.
L’accusa che il Pd ufficiale fa a Crocetta è quella di avere scelto assessori che forse sarebbero anche di area democratica ma certamente non sono stati indicati dal partito. Vista così, la questione sembra essere legata alle poltrone, in realtà c’è in gioco il ruolo delle dirigenza, molto giovane, del partito che ha bisogno di affermare autorità ed autorevolezza. Infatti, anche se con metodi meno “brutali” di quelli messi in atto da Crocetta, altri esponenti del Pd a guida di importanti enti locali mostrano di agire con una larga autonomia.
Ed in questo senso la segreteria nazionale non aiuta: primo perché dialoga con gli “autonomisti”, proprio in virtù del loro peso politico; secondo perché, in questi caso, né Raciti né Berretta sono dei renziani. E che quindi non parlino a nome del partito ma della corrente di minoranza che ha necessità di avere ruoli e visibilità. Ma Crocetta non molla. Ha dichiarato che non si dimetterà mai e che se il Pd non lo sosterrà, come ha dichiarato Raciti, troverà soluzioni diverse per governare. I renziani, per di più, continuano ad appoggiarlo e non hanno neppure reagito alla richiesta a Maria Rita Sgarlata (che al loro gruppo fa riferimento) di farsi da parte dopo l’episodio della piscina della sua villa siracusana.
L’opposizione rumoreggia ma non riesce a compattarsi e neppure ad organizzarsi. Forza Italia e il Movimento 5 Stelle ritornano sull’ipotesi della sfiducia a Crocetta mentre il Nuovo Centro Destra, pur polemico, lascia intravedere delle aperture. Renzi, o chi per lui, da Roma non interviene ma è da pensare che qualcuno con Alfano e Castiglione della Sicilia pur sempre parli. Intanto tutto rimane fermo. Nonostante le grandi necessità dell’isola, l’impasse continua.
G.I.