Cento giovani riuniti alle Ciminiere, in occasione del workshop internazionale “Areté – Abitare le rovine” voluta da Ordine e Fondazione degli Architetti etnei in collaborazione con Associazione Officina 21. Studenti, laureati, tutor, professionisti locali affermati e grandi architetti di livello nazionale e internazionale, hanno messo in campo le loro energie e competenze per dimostrare alla collettività, e in particolar modo alle amministrazioni, che i ruderi urbani di Catania e della sua provincia possono rinascere a nuova vita restituendo alle città spazi, sviluppo e bellezza. Sei progetti che sono stati consegnati “alla città” nella speranza di vederli realizzati.
Soddisfattissimi Giuseppe Scannella e Paola Pennisi, rispettivamente presidenti di Ordine e Fondazione, «per l’alto livello scientifico, ma anche umano, raggiunto dal workshop». Durante la serata finale – coordinata dal delegato del presidente dell’Ordine Francesco Finocchiaro, e alla quale sono intervenuti anche il vicepresidente dell’Ordine e direttore della Fondazione Alessandro Amaro e il presidente di Officina 21 Stefania Marletta – hanno espresso il loro plauso la Soprintendente ai Beni Culturali di Catania Fulvia Caffo e il presidente della Consulta regionale Architetti Giovanni Lazzari.
I progetti da realizzare riguardano il quartiere di San Berillo a Catania, Santa Maria La Vetere a Militello Val di Catania, l’ex campo di polo a Giarre, l’Eremo del rifugio di Caltagirone, il Teatro Bellini e la galleria ferroviaria di Acireale.
SAN BERILLO A CATANIA
Il progetto di San Berillo affronta il tema dell’inclusione sociale, prefiggendosi lo scopo di non escludere alcun abitante dal quartiere. Le rovine esistenti sono utilizzate come occasione per configurare lo spazio pubblico su diversi livelli (un primo pubblico, un secondo semi pubblico e un terzo privato) e vengono svuotate per allargare lo spazio pubblico e inserire attività con forte valenza sociale, che tendano a integrare abitanti vecchi, nuovi e potenziali. Vengono inoltre rivalutati i cortili interni. Molti spazi pubblici vengono ricavati all’interno dei muri delle antiche costruzioni, prive delle coperture che ne diventano contenitori del verde, dell’acqua e dei nuovi rapporti umani legati ai nuovi usi. Il progetto tenta di conservare la memoria del fiume Amenano, che scorre lungo i sotterranei della città, e delle fontane eliminate di recente.
SANTA MARIA LA VETERE A MILITELLO VAL DI CATANIA
Il progetto Santa Maria La Vetere ricostituisce l’assetto volumetrico e i corretti rapporti percettivi e di fruizione, tra gli spazi interni del complesso ecclesiastico e le aree circostanti. All’interno si eliminano le murature di tamponamento degli arconi tra nave centrale e laterale, ampliando la possibilità di fruizione e unità dello spazio; vengono inoltre pensati un nuovo involucro e una nuova copertura, concepiti per proteggere il ricchissimo apparato decorativo presente sulle antiche murature, nonché per dare corpo a spazi e percorsi atti a ospitare e rendere possibili le nuove funzioni. All’esterno si estende l’area a parco intervenendo complessivamente sull’ambito paesistico della piccola vallata che ospita il complesso edilizio: l’acqua, la pietra, la vegetazione dei fondi rurali, riorganizzata in giardini tematici, diventano occasione per altrettanti percorsi nel paesaggio.
EX CAMPO DI POLO DI GIARRE
L’ex Campo di polo di Giarre è attualmente un “gigante grigio” che non ha alcun rapporto con il contesto. Vengono valorizzati gli ingressi pedonali, stabilendo una gerarchia interna dei percorsi e collocando una parete d’acqua sull’asse principale della composizione. La continuità delle gradinate viene spezzata per creare dei vuoti nei quali sono inseriti elementi verticali e oggetti sospesi che aggiungono dinamicità all’insieme. L’attacco a terra dell’edificio viene maggiormente reso visibile, aggiungendo al fronte anteriore, quattro rampe erbose che raggiungono il suolo eal contempo definiscono gli assi trasversali di attraversamento.
EREMO DEL RIFUGIO DI CALTAGIRONE
Il progetto dell’Eremo del rifugio di Caltagirone si ispira al “conza lemmi”, una figura di artigiano, ormai scomparsa, che riparava le ceramiche rotte. La strategia mira all’equilibrio di tutte le componenti: il rispetto del valore della rovina, letta come portatrice di fascino e di memoria; l’esigenza di riattivare il significato di Eremo, creando un rifugio nel rifugio, per permettere di godere di una condizione di solitudine, contemplazione, vicinanza con la natura; il desiderio di offrire la possibilità di rimanere più a lungo, sostare a riposarsi, a pensare, a lavorare. La volumetria dell’eremo viene scomposta in piccoli elementi che esplodono nel territorio circostante, dove, trincee per la raccolta delle acque e la piantumazione, diventano punti di una costellazione adagiata sul paesaggio, che ricordano nella disposizione un piccolo paese che si sviluppa attorno al suo luogo sacro.
TEATRO BELLINI DI ACIREALE
Il progetto del Teatro Bellini propone di rimuovere la struttura interna in calcestruzzo e lavorare sull’involucro della sala. Il foyer restaurato rimane il volto storico con cui l’edificio si affaccia sulla città; la sala, pensata come il “cuore”, ospita l’attività teatrale intesa come arte multidisciplinare; il palcoscenico, diviso e articolato, è il “cervello” in cui hanno luogo laboratori creativi.
GALLERIA FERROVIARIA DI ACIREALE
Il progetto della galleria di Acireale propone la riqualificazione della ferrovia dismessa attraverso un museo ciclabile, strutturato lungo il percorso esistente del tracciato FF.SS. Le gallerie accolgono installazioni video e cartacee che restituiscono un processo conoscitivo del rapporto tra acqua e territorio. Il fiume Akis, che dà il nome al territorio e alla città, è il tema attorno al quale si struttura il museo.