Catania – Dopo due anni e tre mesi la Camera di Commercio di Catania continua a non avere una presidenza. È stato Pietro Agen l’ultimo presidente regolare ad occupare il vertice camerale poi dal 6 luglio 2012, dal giorno dopo la scadenza del suo mandato, si sono visti solo commissari. Dario Lo Bosco, nominato da Rosario Crocetta l’8 gennaio 2013, e Alessandro Ferrara in carica da aprile 2014 come commissario ad acta – e a tempo – sul “caso presidente” che in questi ultimi sette mesi ha visto una lotta serrata tra Confcommercio e Confindustria.
La lotta è iniziata il 19 marzo di quest’anno con l’insediamento – tanto sospirato – del Consiglio camerale che avrebbe dovuto eleggere un presidente. Ma quella che sembrava una scelta tra i due papabili – Domenico Bonaccorsi di Reburdone, presidente di Confindustria Catania, e Salvatore Bonura, presidente della Cna – anche frutto di un accordo tra le due principali associazioni di categoria, poi scoppiò come una bolla di sapone. E questo a dispetto del fatto che, nei primi giorni di aprile, Bonura divenne presidente della Sac SpA, facendo pensare che la presidenza Bonaccorsi fosse oramai certa. Ma i conti non tornarono comunque e al successivo consiglio si dimisero in massa in 12 legati alla cordata di Confcommercio (Fedarcom, Confersercenti, Coldiretti e Cidec sostenuti da Cia e Confagricoltura) facendo mancare il numero legale. Da allora palla è in mano alla Regione che, tramite l’assessore Linda Vancheri, impose la sostituzione dei 12. Confcommercio eseguì l’ordine nei tempi previsti, ma l’assessorato non ha più convocato il Consiglio.
Anche Alfio Pagliaro, segretario della Camera di Commercio lo conferma: «La Regione è in stand by, e lo è ancora di più dopo la novità introdotta dal governo nazionale sullo “sconto” del 35% riservato alle aziende sul versamento del diritto annuo. Uno sconto che arriverà a un progressivo 50% in tre anni. Per noi che paghiamo le pensioni dei dipendenti è una penalizzazione che ci porterà alla chiusura».
Domenico Bonaccorsi di Reburdone, presidente di Confindustria Catania, ritiene che il Consiglio si farà presto e ribalta il pensiero di Riccardo Galimberti (presidente Confcommercio Catania) che non immagina una conclusione della vicenda prima di un annetto.
“La riforma Renzi è ancora in alto mare e la Vancheri non aspetterà la sua definizione prima di convocare il Consiglio – afferma Bonaccorsi -. Il problema è stato nei due dimissionari in più che si sono aggiunti a giugno: Saverio Continella dell’Abi e Angelo Mattone della Uil. È per questo che si è perso tempo”.
Di avviso completamente diverso è Pietro Agen, alla luce dei passi che si dovranno compiere da qui al prossimo anno in base al progetto proposto
da UnionCamere regionale: Nuove divisioni territoriali entro gennaio, ma soprattutto nuovi accorpamenti che riassumeranno in soli tre enti le Camere siciliane. Catania e Palermo i due poli sicuri, più una terza ancora da scegliere. Poi si dovranno redigere i nuovi statuti entro aprile 2015 e infine il rinnovo dei nuovi organismi secondo una logica che seguirà quella nazionale ma rivisitata dal progetto presentato da Unioncamere poche settimane fa.
Insomma se tutto va bene la rivoluzione dovrebbe concludersi entro giugno 2015.
E alla luce di questo “Sembra non avere un senso convocare il Consiglio adesso – afferma Agen – senza considerare che i 12 dimissionari di Confcommercio tornerebbero a dimettersi. Per scelta personale. Ma poi pensare che la Camera di Commercio di Catania possa farcela senza aggregarsi ad altre territoriali è impensabile. Al massimo potrebbe resistere 6-7 anni. Poi chiuderebbe. Del resto anche Confindustria, per volere di Montante, sta facendo la scelta di chiudere tutte le procedure entro settembre 2015, e approvo la sua linea”.
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