Tanti anni fa, un consigliere comunale, le cui memorabili evoluzioni acrobatiche della lingua italiane sono state tramandate ai posteri in un esilarante libretto, ebbe a dire a proposito dell’obitorio del cimitero di Catania: «Continuando così rischiamo che ci scappa il morto». Gli anni passano, l’italiano dei consiglieri migliora (in qualche caso) ma la situazione rimane sempre difficile al Campo Santo. La denunzia arriva adesso dal consigliere Carmelo Sofia, presidente della III Commissione “Trasporti” chiede una maggiore attenzione per l’obitorio.
Bare in fila da mesi con i defunti in attesa di ricevere una degna sepoltura e l’obitorio di Catania è pieno di feretri. Nelle 24 celle frigorifere non c’è più posto e quindi le bare sono posizionate in ogni angolo delle sale. Adesso c’è appena lo spazio per il transito del personale comunale. Dipendenti che devono lavorare in condizioni difficili tra bagni sporchi, topi e odori non proprio floreali. Sono queste le emergenze messe in evidenza da Sofia che annuncia la convocazione di una conferenza dei servizi con sindaco e tecnici per trovare una soluzione definitiva al problema.
«Sin dal momento del suo insediamento a Palazzo degli Elefanti – spiega Sofia -, Bianco ha preso precisi impegni per avviare una concertazione continua sul cimitero di Catania. Un tavolo tecnico con primo cittadino e l’assessore al ramo per avviare tutti gli iter burocratici necessari ad avere un luogo della memoria e del ricordo degno di questo nome. Un sito che oggi aspetta ancora di dare una sepoltura nei campi comuni ai diciassette migranti morti nel nubifragio del barcone affondato tra la Libia e Lampedusa il 12 maggio scorso. Da 6 mesi infatti le bare restano all’interno dell’obitorio in attesa di essere finalmente tumulate». E anche se il sindaco Bianco ha replicato che si è ancora in attesa del via libera dell’autorità giudiziaria, pare che questo via libera ci sia stato pochi giorno dopo il triste evento.
Secondo Sofia, nel cimitero centrale di Catania sono tante le questioni segnalate dai parenti e dagli amici dei defunti: tombe sporche, mancanza di regole, carenza di controlli e continui furti. A sparire sono vasi, lampadari, leoni di marmo e soprattutto fiori. “Un vero e proprio saccheggio di addobbi floreali con il risultato che la gente non li acquista più da negozianti della zona.
Abbiamo ascoltato le proteste di Rocco Lombardo, uno dei rappresentanti dei venditori di fiori nella cinta esterna del cimitero, e ci ha spiegato che le persone preferiscono non comprare più tulipani, gigli e rose per paura di non ritrovarli più il giorno successivo. Per questo la conferenza dei servizi – conclude Carmelo Sofia – con forze dell’ordine, istituzioni politiche, sindaco e confraternite servirà a trovare una soluzione al problema e ridare al camposanto il decoro che merita sia per chi ci lavora, sia per chi viene a porgere un saluto ai propri cari estinti».